20080525

Workshop Internazionale a Buenos Aires

Riqualificazione di una "villa miseria" in Buenos Aires
P.V.C. "Processo di composizione Urbana"

Nel 2008 ho partecipato insieme agli Arch. Parei Stefania, Laura Vuillermoz, André Antunes , Gastòn F. Cammarataal al Workshop internazionale di Progettazione dal titolo "ABITAZONE" tenutosi presso all’Università UBA di Buenos Aire ed organizzato dalla F.A.D.U. Facultad di Arquitectura, Diseno y Urbanismo di Buenos Aires e da "Controspazio i Web" European Architectural Association. Tale partecipazione è avvenuta a seguito di una selezione che ha premiato 25 neolaureati in architettura provenienti dall’Europa e dal Sudamerica.
Il workshop mirava alla riqualificazione urbana di una "villa miseria" più precisamente della "villa 20" chiamata anche "villa Lugano".

Workshop internazionale di Progettazione dal titolo "ABITAZONE"
Gruppo vincitore del concorso.
Da sinistra verso destra : Arch.Gastòn F. Cammarataal,Arch.Alessia Marcolongo, Arch.Laura Vuillermoz, Arch.Parei Stefania, Arch. André Antunes.

Che cos'e una "villa miseria"?
In Argentina, "Villa Miseria" è un insediamento informale formato da ase precarie. Esse prendono il nome dal romanzo di Bernardo Verbitsky intitolato "Villa Miseria también es América" (1957), dove si descrivono le terribili condizioni di vita dei migranti interni durante la cosiddetta Decade Infame". Durante vari governi, civili o militari, si è tentato, con diversi esiti, di risolvere il problema abbattendo le baracche sfrattando i suoi abitanti per stiparli in enormi casermoni di calcestruzzo alti come grattacieli.
La riqualificazione della "villa 20" riguardava non solo il problema dal punto urbanistico, ma anche architettonico. Infatti, era richiesta anche la progettazione del modulo abitativo che rientrava nelle misure del lotto prestabilite 6x12 metri. La prerogativa era che tale cellula abitativa avesse alte caratteristiche di flessibilità compositiva possibili anche nell’arco di più anni.

Masterplan

Tavola 1

L’approccio che abbiamo adottato prima della progettazione è stato di tipo analitico relativo alle dinamiche urbane e sociali della Villa Miseria, sviluppando così una metodologia di intervento e di investigazione adeguate per ottenere nuovi valori urbani capaci di rispondere alle esigenze sociali del paesaggio urbano contemporaneo.
Ciò è avvenuto a seguito di un sopraluogo alla "villa20" per prendere coscienza della gravità della situazione sulla quale ci apprestavamo ad intervenire, e di numerose conferenze tenute dai professori della FADU e dal presidente della Villa in questione. Le conferenze hanno fatto luce sul quadro disastroso sul quale siamo state chiamate ad intervenire, descrivendo la situazione precaria in cui si trovano gli abitanti della villa, la quale si estende su un terreno di 33.000 mq su cui vivono 27.000 persone,dei problemi sociali, economici, igienici, di mancanza di servizi e di infrastrutture a supporto del vivere quotidiano (rete idrica, fognaria ed elettrica), di emarginazione dal resto della città.
Questi sono problemi che accomunano tutte le villa miseria, ma in particolare colpisce la villa 20 in quanto è una delle poche che si trova all’interno dell’area metropolitana, le altre si trovano in periferia.
Dal punto di vista geografico la "Villa 20" insiste su un terreno di forma triangolare pressoché pianeggiante. Esso confina un lato con la maglia ortogonale rigida della città (detta la "quadricula") formata da isolati di 100x100 metri, e sugli altri lati con una strada veicolare ad alta percorrenza, una ferrovia e un’area libera in leggera pendenza, oggigiorno utilizzata come deposito di vecchie auto. Questo deposito è confinante con un campo da golf, ciò è indice di come povertà e ricchezza estrema non siano poi condizioni di vita così tanto lontane. L’accrescimento edilizio nella villa è di tipo spontaneo e per questo genera condizioni di sostenibilità al limite per la via dei suoi abitanti.
La riqualificazione della villa 20 prevede la nuova urbanizzazione dell’area utilizzata ad oggi come deposito per poter costruire delle nuove case in maniera da diminuire la densità edilizia che insiste nella villa 20 stratificata e "spalmare" quindi questa densità su un terreno più grande. Tale operazione prevede ovviamente l’intervento della municipalità di Buenos Aires che si impegna a compiere le opere di urbanizzazione e a procurare le materie prime per la costruzione delle abitazioni degli cittadini. Saranno poi gli stessi abitanti a fornire la manodopera costruendosi da soli la casa, seguendo le indicazioni del modulo base e di volta in volta scegliendo le varianti proposte ritenute più opportune per quanto riguarda la disposizione e lo schema distributivo degli ambienti interni.
L’analisi del tessuto urbano della villa e del suo intorno è stato il punto di partenza.
Dall’osservazione di alcune foto aree storiche risalenti al 1980 e al 2004 siamo riuscite ricostruire il processo di crescita dell’area per questo lasso di tempo sino ad oggi.
Nel 1980 la "Villa" era meno densa dal punto di vista edilizio, la larghezza delle strade era ed il numero delle strade era maggiore rispetto al 2004, garantendo così una maggiore salubrità.
Nel 2004 molte di queste strade sono state invase da un accrescimento edilizio che si è espanso a macchia d’olio invadendo gli spazi rimasti vuoti all’interno della "Villa".
Un’ altra riflessione, scaturita sempre dall’osservazione delle immagini storiche, si riferisce alla moltitudine dei sentieri spontanei che hanno lasciato gli abitanti della villa ripercorrendo lo stesso tragitto più volte nell’area a prato che oggi è diventata un grande deposito di auto vecchie. In 24 anni questi sentieri sono aumentati considerevolmente e la maggior parte di questi convergono in un medesimo punto sulla strada ad alto traffico. Tale punto coincideva con l’unica fermata dell’autobus in tutta la zona.
Per risolvere il problema urbanistico, di connessione della villa con la città, era necessario far dialogare le tre aree prevalenti, ovvero: la maglia irregolare della Villa 20, la maglia regolare della città (la quadricula) e l’area deposito oggetto del nuovo intervento.
Ciò è avvento studiando le maglie reticolari delle diverse aree urbane, successivamente si è pensato a creare una nuova maglia di unione, ma gerarchizzata nei suoi percorsi.
La nuova maglia urbana ricalca in parte il tracciato di alcuni sentieri esistenti nella zona libera (per mantenere un segno forte creato spontaneamente dal passaggio degli abitanti), ai confini con le altre realtà urbane la nuova maglia urbana trova la sua prosecuzione nelle maglie interrotte della quadricula e dalle strade intrecciate della Villa 20.
La gerarchia dei percorsi si compone di strade veicolari di diversa sezione stradale (doppio senso e senso unico) e di percorsi pedonali per favorire una fascia di utilizzatori più debole, i pedoni.
Per risolvere il problema di connessione tra la Villa 20 e l’area di nuova urbanizzazione si è pensato ad una strada commerciale che si estende lungo tutto il confine a sud della Villa.
Sono stati collocati in modo uniforme alcuni servizi come: un centro culturale,un municipio, una sala polivalente, le scuole, un ospedale e un pronto soccorso, così che ogni isolato potesse godere nelle immediate vicinanze di uno o più servizi.
La presenza di vegetazione è fondamentale per il clima di Buenos Aires, perché aiuta a umidificare l’aria, a ridurre il soleggia mento, e a purificare l’aria che nella metropoli è molto inquinata. Nella Villa 20 la vegetazione è completamente assente, per questa ragione il nuovo urbanistico prevede la presenza di modeste aree verdi ma distribuite uniformemente su tutta l’area soggetta a masterplan.
La cultura locale impone che all’ interno della villa debba esistere il campo da calcio, e che per nessuna ragione esso debba lasciare il posto alla costruzione delle baracche. Il campo da calcio è l’unico spazio pubblico che viene rispettato da tutta la comunità della villa. Nel nostro masterplan i campi sono dislocati tutti lungo la strada commerciale di cui abbiamo accennato precedentemente.
La vivibilità della villa 20 esistente è stata migliorata ipotizzando di effettuare un diradamento delle abitazioni esistenti attraverso la demolizione di tutte gli edifici che avevano occupato il suolo lungo le vie che formavano l’assetto urbanistico della villa degli anni ’80.
Nell’area soggetta a masterplan i lotti hanno tutti la stessa dimensione: 6x12m. All’interno di quest’area troverà locazione il nuovo modulo abitativo.
Il nuovo processo di inurbamento, ha lo scopo di tradursi nella realtà come uno svuotamento insediativo della popolazione dalla Villa miseria antica, a favore di un nuovo popolamento nell’area di progetto. Questo esodo favorirebbe la possibilità di demolire alcune abitazioni nella Villa antica che erano sorte "soffocando" la situazione urbana già precaria, diminuendo la densità abitativa.

Studio del modulo abitativo

Tavola 2

Il progetto del nuovo modulo abitativo porta con se peculiarità circa la massima flessibilità compositiva, adattabilità al contesto sociale, economico e culturale, e fattibilità in merito alla semplicità della sua realizzazione e all’reperimento dei materiali da costruzione.
Il modulo è stato concepito come un cristallo che cresce intorno alla cellula base. Partendo dalla considerazione che la disponibilità economica degli abitanti della villa è limitatissima, questa condizione si riflette sulle risorse economiche disponibili per la costruzione della propria casa. Dunque il modulo abitativo parte dalla costruzione del nucleo fisso che si compone dei servizi minimi indispensabili. Essi sono il vano scala, da un locale che è inteso come un ambiente unico e versatile dove si cucina, si mangia e si dorme e dal bagno. La cucina e il bagno si affacciano alla strada in modo da poter avere delle aperture e godere di ventilazione e illuminazione naturali, mentre il vano scala rimane arretrato. Il vano scala viene concepito come una delle principali opere da realizzare perché in un secondo momento servirà a sfruttare le camere che verranno costruite al primo piano. In questa fase esso serve principalmente per sfruttare anche la superficie piana del tetto utilizzata spesso per lavare e stendere i panni.
Il nucleo funzionale fisso definisce una pianta e un fronte lineari, da questo si può sviluppare l’accrescimento dell’abitazione, sia in profondità che in altezza, generando maggiore flessibilità sia in pianta che in prospetto. Questo processo dà vita ad una cristallizzazione della struttura abitativa che si sviluppa attorno alla parte dei servizi indispensabili per vivere.
Ogni lotto è caratterizzato da una parte costruita che dà sul fronte strada, mentre sul retro è sempre presente un patio così da garantire uno spazio privato interno a cielo aperto che serve per migliorate l’illuminazione e la ventilazione all’interno degli ambienti.
Questo meccanismo di composizione versatile permette infinite tipologie di accrescimento del modello abitativo. Costruendo infatti come prima parte della casa il nucleo principale, successivamente, a seconda delle possibilità economiche dei proprietari e dell’aumento dei componenti della famiglia si potranno aggiungere i moduli delle camere da letto che potranno collocarsi sia al piano terra, sia ai piani superiori.
La tradizione costruttiva del luogo è stata rispettata adottando una struttura in cemento armato con tamponamenti in laterizio e solai in latero-cemento. Per limitare i costi e limitare l’impatto ambientale l’edificio è intonacato. Ogni abitante è libero di tinteggiare la propria abitazione del colore preferito, a patto che i colori con i pigmenti naturali siano mescolati all’intonaco come vuole la tipica della tradizione sud-americana.

Riferimenti e teorie progettuali sviluppate

Le teorie di Nikos Salingaros relative alla composizione urbana, alla connessione e dell’ architettura alla città e della città all’architettura sono state fondamentali per lo svolgimento del progetto. I libri di riferimento sono i seguenti:

Salingaros N., Connetting the Fractal City in Principle of Urban Structure, Amsterdam Holland, Techne Press, 2005 Salingaros N. & Bruce J.West, A Universal Rule for the Distribution of Size, pp.909-923 in Environment and Planning B: Planning and Design26,1999.

Nikos A. Salìngaros, David Brain, Andrés M. Duany, Michael W. Mehaffy & Ernesto Philibert-Petit, Favelas ed alloggiamento sociale: l'urbanistica d'auto-organizazzione, 2006.

Progetto vincitore
Il workshop si è concluso con una mostra dei progetti di tutti i gruppi partecipanti nella sala "Horacio Ballero" della F.A.D.U, Facultad de Arquitectura, Diseño y Urbanismo dell’Universitad de Buenos Aires.

Una giuria composta da un call internazionale ha proclamato il gruppo vincitore del Workshop che è riuscito sviluppare la migliore idea progettuale urbanistica e architettonica per la riqualificazione della Villa 20.
Il progetto vincitore è stato "P.V.C. Processo di composizione Urbana" composto dagli architetti Alessia Marcolongo, Parei Stefania e Laura Vuillermoz, André Antunes , Gastòn F. Cammarata.
Da sinistra verso destra:
Gastòn F. Cammarata, Alessia Marcolongo, Laura Vuillermoz, Stefania Parei , André Antunes.
Il Workshop AbitaZone, ormai giunto alla IV edizione, ha ottenuto il finanziamento necessario, da una Banca locale, per poter concretizzare l’effettiva realizzazione di un modulo abitativo che fungerà da pietra miliare per il futuro della villa20.
A seguito della premiazione l’accordo intrapreso riguardava la stesura esecutiva del progetto vincitore, con qualche piccolo accorgimento per migliorare già l’ottimo risultato ottenuto.
Il ritorno in Italia ha visto il sabotaggio del progetto vincitore, stravolto in tutte le sue parti, sia nella distribuzione interna, nella concezione di flessibilità, sia dal punto di vista delle tecniche costruttive, improponibili in un contesto economico sociale come le "villa miseria".

Esposizione al Congresso Mondiale dell'Architettura. Torino 2008

Nonostante la delusione e l’amarezza di questo episodio il progetto originale è stato esposto con grande onore in occasione del Congresso Mondiale dell’ Architettura avvenuto a Torino (Luglio 2008).

La mostra è avventa nel Padiglione in bambù ad alta tecnologia. Il tema della mostra suggeriva una rilettura della marginalità urbana, da luogo della fuga a luogo della sfida di definizione di nuove opportunità di sviluppo fondate sulla cittadinanza, l’inclusione sociale e l’architettura per tutti.