20080625

Concorso Occhieppo Superiore

Partecipazione al concorso bandito dal comune di Occhieppo Superiore per la sistemazione dell’asse viario Piazza V. Veneto,Via Martiri della Libertà, Via XXIV Maggio, Via C.B. Mosca e delle vie perpendicolari o limitrofe a tale asse, Via Romioglio, Via San Giovanni, Via P. Micca, Via Tua, Via Don Ramella, Via Opifici Parte, Via Molinetto" in collaborazione con l'Arch. M.Fossati.

CONCEPT

Tavola presentata al concorso

L’ipotesi di progetto presentata intende rivalutare il sistema viario storico all’interno del nucleo di antica formazione. Tale necessità è scaturita a seguito della realizzazione della nuova variante stradale al capoluogo, nonché dei progetti di recupero del complesso immobiliare di Villa Mossa e dell’edificio Comunale.
L’intervento prevede il decongestionamento del più importante asse veicolare che attraversa tutto il paese identificato con Via Martiri della Libertà; tale intervento influisce anche sulle vie o tratti di vie di collegamento all’asse principale. Più precisamente le vie e le piazze più interessate sono le seguenti:

Piazza Vittorio Veneto
Via Martiri della Libertà
Via XXIV Maggio
Via C.B. Mosca
Via Romioglio
Via San Giovanni
Via P. Micca
Via Tua Alfonso e Orazio
Via Don Dario Ramella
Via Opifici parte
Via Molinetto

Come suggerito dal bando stesso, è stato modificato il senso di marcia istituendo il senso unico verso la direzione di Graglia nella Via Martiri, e senso unico verso Biella nella via XXIV Maggio e C.B. Mosca. Inoltre, è stato previsto il divieto di transito ai mezzi pesanti oltre la portata di 35 ql.
In questo tratto di strada, l’alta concentrazione di veicoli e il mancato rispetto delle norme stradali, sono state ritenute fino ad ora fra le principali cause di incidente in ambito urbano, generando situazioni di pericolo specialmente agli utenti più deboli, i pedoni.
Questa situazione è stata aggravata anche dalla pessima visibilità di attraversamento pedonale, dalla mancanza di un marciapiede e dal cattivo stato in cui si trova la pavimentazione stradale, spesso soggetta ad interventi di manutenzione per la necessità di accedere ai sottoservizi.
A tale proposito abbiamo adottato alcuni sistemi di moderazione del traffico suggeriti dal Traffic Calming.

Allegato 1

A seguito di un’attenta analisi relativa ai servizi offerti dal paese, l’ipotesi progettuale ha voluto privilegiare alcune zone di particolarmente interesse, le cosiddette “zone sensibili” che si trovano a ridosso dei servizi, pubblici o privati, di primaria importanza tra i quali scuole, farmacie, zone commerciali, uffici pubblici come per esempio il Municipio e le chiese.
Gli interventi di Traffic Calming adottati sono stati fondamentali nella riqualificazione urbanistica in questione, perché hanno permesso di creare un “nastro” lungo tutta la Via Martiri a servizio sia dell’autista che del pedone.
Il traffico veicolare viene moderato e “obbligato” al rispetto delle norme stradali e, al tempo stesso, beneficia delle maggiori aree adibite a parcheggio ricavate nelle nicchie fra le chicane.
I pedoni fruiscono di passaggi pedonali ben visibili e più sicuri, privi di scalini, rispettosi delle esigenze di ciascuno ed esteticamente piacevoli. Il progetto prevede quindi l’eliminazione delle barriere architettoniche specie nei marciapiedi tramite la realizzazione di rampe di raccordo tra il marciapiede stesso e il sedime stradale. L’adozione delle misure di Traffic Calming consente un aumento del rispetto del pedone senza eguali.

Allegato 2

Il progetto pone anche l’attenzione sulla scelta degli elementi di arredo urbano, ovvero degli oggetti che compongono lo spazio pubblico ( panchine, cestini, aiuole o fioriere, illuminazione, ecc…) che sono previsti in maniera uniforme lungo tutto Via Martiri.
La nuova Piazza Vittorio e Piazza Maffeo evidenziano spazi di aggregazione.
Davanti al Municipio è stata studiata una piazza abbellita da una fontana e da aiuole fiorite che servono anche come panchine. Tutta la piazza è adeguatamente illuminata e protetta.
La nuova Piazza Maffeo si presenta molto più ampia della precedente, inglobando la vicina area adibita a parcheggio, ed è anch’essa adeguatamente illuminata e protetta. Tale spazio urbano, in quanto vicino alla Chiesa principale, è stato volutamente lasciato libero per permettere alle persone di sostare e di aggregarsi liberamente durante gli eventi legati alla vita del paese.

Allegato 3


Alcune osservazioni relative ai materiali e ai colori utilizzati nella tinteggiatura delle facciate, sono state utili per ipotizzate una scala cromatica da adottare in caso di ritinteggiatura degli edifici che si affacciano sulle strade interessate al sistema viario storico, all’interno del nucleo di antica formazione oggetto del concorso. Tale scala cromatica privilegia le tonalità calde del giallo e del rosa.
L’ipotesi progettuale intende avviare un processo di valorizzazione urbanistica ed architettonica e di sostenibilità ambientale, che inneschi un nuovo modello di sviluppo socio-economico dell’abitato storico e che favorisca una migliore fruizione dello spazio urbano ed architettonico
.

20080525

Workshop Internazionale a Buenos Aires

Riqualificazione di una "villa miseria" in Buenos Aires
P.V.C. "Processo di composizione Urbana"

Nel 2008 ho partecipato insieme agli Arch. Parei Stefania, Laura Vuillermoz, André Antunes , Gastòn F. Cammarataal al Workshop internazionale di Progettazione dal titolo "ABITAZONE" tenutosi presso all’Università UBA di Buenos Aire ed organizzato dalla F.A.D.U. Facultad di Arquitectura, Diseno y Urbanismo di Buenos Aires e da "Controspazio i Web" European Architectural Association. Tale partecipazione è avvenuta a seguito di una selezione che ha premiato 25 neolaureati in architettura provenienti dall’Europa e dal Sudamerica.
Il workshop mirava alla riqualificazione urbana di una "villa miseria" più precisamente della "villa 20" chiamata anche "villa Lugano".

Workshop internazionale di Progettazione dal titolo "ABITAZONE"
Gruppo vincitore del concorso.
Da sinistra verso destra : Arch.Gastòn F. Cammarataal,Arch.Alessia Marcolongo, Arch.Laura Vuillermoz, Arch.Parei Stefania, Arch. André Antunes.

Che cos'e una "villa miseria"?
In Argentina, "Villa Miseria" è un insediamento informale formato da ase precarie. Esse prendono il nome dal romanzo di Bernardo Verbitsky intitolato "Villa Miseria también es América" (1957), dove si descrivono le terribili condizioni di vita dei migranti interni durante la cosiddetta Decade Infame". Durante vari governi, civili o militari, si è tentato, con diversi esiti, di risolvere il problema abbattendo le baracche sfrattando i suoi abitanti per stiparli in enormi casermoni di calcestruzzo alti come grattacieli.
La riqualificazione della "villa 20" riguardava non solo il problema dal punto urbanistico, ma anche architettonico. Infatti, era richiesta anche la progettazione del modulo abitativo che rientrava nelle misure del lotto prestabilite 6x12 metri. La prerogativa era che tale cellula abitativa avesse alte caratteristiche di flessibilità compositiva possibili anche nell’arco di più anni.

Masterplan

Tavola 1

L’approccio che abbiamo adottato prima della progettazione è stato di tipo analitico relativo alle dinamiche urbane e sociali della Villa Miseria, sviluppando così una metodologia di intervento e di investigazione adeguate per ottenere nuovi valori urbani capaci di rispondere alle esigenze sociali del paesaggio urbano contemporaneo.
Ciò è avvenuto a seguito di un sopraluogo alla "villa20" per prendere coscienza della gravità della situazione sulla quale ci apprestavamo ad intervenire, e di numerose conferenze tenute dai professori della FADU e dal presidente della Villa in questione. Le conferenze hanno fatto luce sul quadro disastroso sul quale siamo state chiamate ad intervenire, descrivendo la situazione precaria in cui si trovano gli abitanti della villa, la quale si estende su un terreno di 33.000 mq su cui vivono 27.000 persone,dei problemi sociali, economici, igienici, di mancanza di servizi e di infrastrutture a supporto del vivere quotidiano (rete idrica, fognaria ed elettrica), di emarginazione dal resto della città.
Questi sono problemi che accomunano tutte le villa miseria, ma in particolare colpisce la villa 20 in quanto è una delle poche che si trova all’interno dell’area metropolitana, le altre si trovano in periferia.
Dal punto di vista geografico la "Villa 20" insiste su un terreno di forma triangolare pressoché pianeggiante. Esso confina un lato con la maglia ortogonale rigida della città (detta la "quadricula") formata da isolati di 100x100 metri, e sugli altri lati con una strada veicolare ad alta percorrenza, una ferrovia e un’area libera in leggera pendenza, oggigiorno utilizzata come deposito di vecchie auto. Questo deposito è confinante con un campo da golf, ciò è indice di come povertà e ricchezza estrema non siano poi condizioni di vita così tanto lontane. L’accrescimento edilizio nella villa è di tipo spontaneo e per questo genera condizioni di sostenibilità al limite per la via dei suoi abitanti.
La riqualificazione della villa 20 prevede la nuova urbanizzazione dell’area utilizzata ad oggi come deposito per poter costruire delle nuove case in maniera da diminuire la densità edilizia che insiste nella villa 20 stratificata e "spalmare" quindi questa densità su un terreno più grande. Tale operazione prevede ovviamente l’intervento della municipalità di Buenos Aires che si impegna a compiere le opere di urbanizzazione e a procurare le materie prime per la costruzione delle abitazioni degli cittadini. Saranno poi gli stessi abitanti a fornire la manodopera costruendosi da soli la casa, seguendo le indicazioni del modulo base e di volta in volta scegliendo le varianti proposte ritenute più opportune per quanto riguarda la disposizione e lo schema distributivo degli ambienti interni.
L’analisi del tessuto urbano della villa e del suo intorno è stato il punto di partenza.
Dall’osservazione di alcune foto aree storiche risalenti al 1980 e al 2004 siamo riuscite ricostruire il processo di crescita dell’area per questo lasso di tempo sino ad oggi.
Nel 1980 la "Villa" era meno densa dal punto di vista edilizio, la larghezza delle strade era ed il numero delle strade era maggiore rispetto al 2004, garantendo così una maggiore salubrità.
Nel 2004 molte di queste strade sono state invase da un accrescimento edilizio che si è espanso a macchia d’olio invadendo gli spazi rimasti vuoti all’interno della "Villa".
Un’ altra riflessione, scaturita sempre dall’osservazione delle immagini storiche, si riferisce alla moltitudine dei sentieri spontanei che hanno lasciato gli abitanti della villa ripercorrendo lo stesso tragitto più volte nell’area a prato che oggi è diventata un grande deposito di auto vecchie. In 24 anni questi sentieri sono aumentati considerevolmente e la maggior parte di questi convergono in un medesimo punto sulla strada ad alto traffico. Tale punto coincideva con l’unica fermata dell’autobus in tutta la zona.
Per risolvere il problema urbanistico, di connessione della villa con la città, era necessario far dialogare le tre aree prevalenti, ovvero: la maglia irregolare della Villa 20, la maglia regolare della città (la quadricula) e l’area deposito oggetto del nuovo intervento.
Ciò è avvento studiando le maglie reticolari delle diverse aree urbane, successivamente si è pensato a creare una nuova maglia di unione, ma gerarchizzata nei suoi percorsi.
La nuova maglia urbana ricalca in parte il tracciato di alcuni sentieri esistenti nella zona libera (per mantenere un segno forte creato spontaneamente dal passaggio degli abitanti), ai confini con le altre realtà urbane la nuova maglia urbana trova la sua prosecuzione nelle maglie interrotte della quadricula e dalle strade intrecciate della Villa 20.
La gerarchia dei percorsi si compone di strade veicolari di diversa sezione stradale (doppio senso e senso unico) e di percorsi pedonali per favorire una fascia di utilizzatori più debole, i pedoni.
Per risolvere il problema di connessione tra la Villa 20 e l’area di nuova urbanizzazione si è pensato ad una strada commerciale che si estende lungo tutto il confine a sud della Villa.
Sono stati collocati in modo uniforme alcuni servizi come: un centro culturale,un municipio, una sala polivalente, le scuole, un ospedale e un pronto soccorso, così che ogni isolato potesse godere nelle immediate vicinanze di uno o più servizi.
La presenza di vegetazione è fondamentale per il clima di Buenos Aires, perché aiuta a umidificare l’aria, a ridurre il soleggia mento, e a purificare l’aria che nella metropoli è molto inquinata. Nella Villa 20 la vegetazione è completamente assente, per questa ragione il nuovo urbanistico prevede la presenza di modeste aree verdi ma distribuite uniformemente su tutta l’area soggetta a masterplan.
La cultura locale impone che all’ interno della villa debba esistere il campo da calcio, e che per nessuna ragione esso debba lasciare il posto alla costruzione delle baracche. Il campo da calcio è l’unico spazio pubblico che viene rispettato da tutta la comunità della villa. Nel nostro masterplan i campi sono dislocati tutti lungo la strada commerciale di cui abbiamo accennato precedentemente.
La vivibilità della villa 20 esistente è stata migliorata ipotizzando di effettuare un diradamento delle abitazioni esistenti attraverso la demolizione di tutte gli edifici che avevano occupato il suolo lungo le vie che formavano l’assetto urbanistico della villa degli anni ’80.
Nell’area soggetta a masterplan i lotti hanno tutti la stessa dimensione: 6x12m. All’interno di quest’area troverà locazione il nuovo modulo abitativo.
Il nuovo processo di inurbamento, ha lo scopo di tradursi nella realtà come uno svuotamento insediativo della popolazione dalla Villa miseria antica, a favore di un nuovo popolamento nell’area di progetto. Questo esodo favorirebbe la possibilità di demolire alcune abitazioni nella Villa antica che erano sorte "soffocando" la situazione urbana già precaria, diminuendo la densità abitativa.

Studio del modulo abitativo

Tavola 2

Il progetto del nuovo modulo abitativo porta con se peculiarità circa la massima flessibilità compositiva, adattabilità al contesto sociale, economico e culturale, e fattibilità in merito alla semplicità della sua realizzazione e all’reperimento dei materiali da costruzione.
Il modulo è stato concepito come un cristallo che cresce intorno alla cellula base. Partendo dalla considerazione che la disponibilità economica degli abitanti della villa è limitatissima, questa condizione si riflette sulle risorse economiche disponibili per la costruzione della propria casa. Dunque il modulo abitativo parte dalla costruzione del nucleo fisso che si compone dei servizi minimi indispensabili. Essi sono il vano scala, da un locale che è inteso come un ambiente unico e versatile dove si cucina, si mangia e si dorme e dal bagno. La cucina e il bagno si affacciano alla strada in modo da poter avere delle aperture e godere di ventilazione e illuminazione naturali, mentre il vano scala rimane arretrato. Il vano scala viene concepito come una delle principali opere da realizzare perché in un secondo momento servirà a sfruttare le camere che verranno costruite al primo piano. In questa fase esso serve principalmente per sfruttare anche la superficie piana del tetto utilizzata spesso per lavare e stendere i panni.
Il nucleo funzionale fisso definisce una pianta e un fronte lineari, da questo si può sviluppare l’accrescimento dell’abitazione, sia in profondità che in altezza, generando maggiore flessibilità sia in pianta che in prospetto. Questo processo dà vita ad una cristallizzazione della struttura abitativa che si sviluppa attorno alla parte dei servizi indispensabili per vivere.
Ogni lotto è caratterizzato da una parte costruita che dà sul fronte strada, mentre sul retro è sempre presente un patio così da garantire uno spazio privato interno a cielo aperto che serve per migliorate l’illuminazione e la ventilazione all’interno degli ambienti.
Questo meccanismo di composizione versatile permette infinite tipologie di accrescimento del modello abitativo. Costruendo infatti come prima parte della casa il nucleo principale, successivamente, a seconda delle possibilità economiche dei proprietari e dell’aumento dei componenti della famiglia si potranno aggiungere i moduli delle camere da letto che potranno collocarsi sia al piano terra, sia ai piani superiori.
La tradizione costruttiva del luogo è stata rispettata adottando una struttura in cemento armato con tamponamenti in laterizio e solai in latero-cemento. Per limitare i costi e limitare l’impatto ambientale l’edificio è intonacato. Ogni abitante è libero di tinteggiare la propria abitazione del colore preferito, a patto che i colori con i pigmenti naturali siano mescolati all’intonaco come vuole la tipica della tradizione sud-americana.

Riferimenti e teorie progettuali sviluppate

Le teorie di Nikos Salingaros relative alla composizione urbana, alla connessione e dell’ architettura alla città e della città all’architettura sono state fondamentali per lo svolgimento del progetto. I libri di riferimento sono i seguenti:

Salingaros N., Connetting the Fractal City in Principle of Urban Structure, Amsterdam Holland, Techne Press, 2005 Salingaros N. & Bruce J.West, A Universal Rule for the Distribution of Size, pp.909-923 in Environment and Planning B: Planning and Design26,1999.

Nikos A. Salìngaros, David Brain, Andrés M. Duany, Michael W. Mehaffy & Ernesto Philibert-Petit, Favelas ed alloggiamento sociale: l'urbanistica d'auto-organizazzione, 2006.

Progetto vincitore
Il workshop si è concluso con una mostra dei progetti di tutti i gruppi partecipanti nella sala "Horacio Ballero" della F.A.D.U, Facultad de Arquitectura, Diseño y Urbanismo dell’Universitad de Buenos Aires.

Una giuria composta da un call internazionale ha proclamato il gruppo vincitore del Workshop che è riuscito sviluppare la migliore idea progettuale urbanistica e architettonica per la riqualificazione della Villa 20.
Il progetto vincitore è stato "P.V.C. Processo di composizione Urbana" composto dagli architetti Alessia Marcolongo, Parei Stefania e Laura Vuillermoz, André Antunes , Gastòn F. Cammarata.
Da sinistra verso destra:
Gastòn F. Cammarata, Alessia Marcolongo, Laura Vuillermoz, Stefania Parei , André Antunes.
Il Workshop AbitaZone, ormai giunto alla IV edizione, ha ottenuto il finanziamento necessario, da una Banca locale, per poter concretizzare l’effettiva realizzazione di un modulo abitativo che fungerà da pietra miliare per il futuro della villa20.
A seguito della premiazione l’accordo intrapreso riguardava la stesura esecutiva del progetto vincitore, con qualche piccolo accorgimento per migliorare già l’ottimo risultato ottenuto.
Il ritorno in Italia ha visto il sabotaggio del progetto vincitore, stravolto in tutte le sue parti, sia nella distribuzione interna, nella concezione di flessibilità, sia dal punto di vista delle tecniche costruttive, improponibili in un contesto economico sociale come le "villa miseria".

Esposizione al Congresso Mondiale dell'Architettura. Torino 2008

Nonostante la delusione e l’amarezza di questo episodio il progetto originale è stato esposto con grande onore in occasione del Congresso Mondiale dell’ Architettura avvenuto a Torino (Luglio 2008).

La mostra è avventa nel Padiglione in bambù ad alta tecnologia. Il tema della mostra suggeriva una rilettura della marginalità urbana, da luogo della fuga a luogo della sfida di definizione di nuove opportunità di sviluppo fondate sulla cittadinanza, l’inclusione sociale e l’architettura per tutti.

20080425

Concorso Accadueò Design

CONCORSO INTERNAZIONALE D'IDEE ACCADUEO'DESIGN
Nel 2008 ho partecipato al concorso AccadueòDersign aperto a aperto a creativi, designer e architetti, chiamati a sviluppare una nuova immagine grafica per l‘etichetta della bottiglia dell‘acqua minerale Lauretana.
Il Concorso è stato promosso da POLI.design, Consorzio del Politecnico di Milano, in collaborazione con l‘Ordine degli Architetti, Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Biella.

BRIEF
Era richiesto che la bottiglia in PET da 500 ml portasse con se non solo il messaggio della qualità dell‘acqua Lauretana, ma anche il senso dell‘attenzione al territorio Biellese e dell‘Architettura come legame tra natura e costruito.

OGGETTO CONCORSO
L'oggetto del concorso era la progettazione di un concept per l‘etichetta della bottiglia in PET (500 ml) dell‘acqua minerale Lauretana. Il bando consentiva di prevedere anche altri elementi grafici (come un talloncino in cartoncino stampato da fissarsi al collo della bottiglia) tali da integrare la comunicazione riguardante le caratteristiche dell‘acqua minerale Lauretana.

CONCEPT


Tavola presentata al concorso

Il segno grafico presente sull’ etichetta sopra la scritta Lauretana, riprende il profilo stilizzato del Mombarone.
La scritta ACQUA LAURETANA ha volutamente la “A” scritta con un carattere più grande per una duplice ragione di carattere grafico. Una sola lettera accorpa due parole praticamente indissolubili, in secondo luogo la lettera “A” ricorda la vetta di una montagna.
Al fine di evidenziare meglio la tipologia di acqua frizzante o naturale, è stata posta sotto l’apposita scritta una fascetta colorata di verde e di rosso al fine di guidare meglio il consumatore nella scelta tipologica.
“Sete di Sapere” è una nuova iniziativa volta alla conoscenza del territorio e dell' architettura Biellese.
La nuova etichetta si può definite “parlante”, ovvero su ogni bottiglia viene proposto sempre un itinerario diverso. Sul fronte dell’ etichetta vi è solo un’indicazione, che poi viene esplicitata meglio sul retro della stessa e poi ancora meglio tramite un rimando al sito della Lauretana. Gli itinerari proposti possono essere tantissimi, legati ad esempio all’ arte e cultura, ai percorsi devozionali, alle riserve naturali, ai sentieri da percorrere in bici, a piedi, o sentieri più ardui volti al raggiungimento di rifugi e cime...

TALLONCINO IN CARTONCINO


E’ stato previsto un altro elemento grafico in aggiunta all’etichetta. Si tratta di un talloncino in cartoncino da legare con un cordino al collo della bottiglia, a richiamo dell’evento nel quale la nuova etichetta vedrà il suo battesimo. I colori di sfondo alla scritta originale Lauretana richiamano quelli della bandiera Italiana, in quanto l’Italia sarà sede del congresso ed è anche il Paese natale dell’acqua Lauretana.

20071225

Premio Marcello Fabbri

LA CITTA' FARFALLA
nuove comunità urbane

Nel 2007 ho partecipato insieme a Parei Stefania e Laura Vuillermoz al PREMIO MARCELLO FABBRI per la migliore tesi di Laurea sui temi della Pianificazione Urbanistica.

Controspazio i web, in collaborazione con la Facoltà di Architettura, la Facoltà di Ingegneria i Dipartimenti di Progettazione per la città, il paesaggio ed il territorio (OASI), di Architettura ed Analisi della Città Mediterranea (A.A.C.M.) e di Scienze Ambientali e Territoriali (S.A.T.)
dell’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria, con il supporto dell’Associazione Giovani Architetti della Provincia di Reggio Calabria (AGARC) e dell’Associazione dei Giovani Ingegneri della Provincia di Reggio Calabria (AGI), ha bandito la seconda edizione del Premio Marcello Fabbri per la migliore tesi di laurea fra quelle discusse in Europa e che abbiano affrontato i temi della città, dell’urbanistica e della innovazione nella progettazione urbana finalizzate, alla sostenibilità della città contemporanea.

La tavola presentata al concorso è la "sintesi della sintesi" della Tesi di Laurea.

20070225

07 Skyscraper

CONCORSO INTERNAZIONALE DI ARCHITETTURA

Nel 2007 ho partecipato in collaborazione con gli Arch. Parei Stefania e Laura Vuillermoz al concorso internazionale di architettura proposto dalla eVolo Architetture.

eVolo Architetture è stata fondata da un gruppo di architetti nel 2003 con sede a New York City. Dal 2006 questo concorso è sempre stato proposto con lo scopo di creare un forum di discussione sullo sviluppo di nuove idee del disegno architettonico del XXI secolo.
Questo tema è interessante in quanto permette di esplorare, ripensare e sperimentare una nuova idea di grattacielo che potrebbe cambiare la concezione e ridefinire il termine grattacielo. Un viaggio nello sconosciuto che sfida la logica del
presente, che formula nuove domande, e che forse è in grado di offrire alla società un nuova tipologia edilizia. Un edificio per le generazioni future, che si adatta al cambiamento repentino della vita della società, capace di aumentare le potenzialità e le percezioni.
Il concorso non prevedeva alcuna restrizione per ciò che concerne: forma, sito, destinazione d’uso o grandezza.
Cosa significa "grattacielo" all’inizio del XXI secolo? Qual è il contesto storico e sociale nel quale si inseriscono queste megastrutture? In che modo il grattacielo si connette alla città e la città con esso? Il grattacielo, da solo, può essere considerato come una città all’interno della città? Si è persa di vista la progettazione a scala umana attraverso la costruzione del grattacielo?
Queste sono le domande che il mio gruppo di progettazione si è posto e alle quali abbiamo cercato di dare una risposta attraverso la nostra ricerca.

Tavola 1 presentata al concorso

Tavola 2 presentata al concorso

SCELTA DEL LUOGO

Quando si parla di grattacieli, il pensiero si collega direttamente agli U.S.A., e specialmente alle immagini delle città di New York e Chicago, luoghi che possono essere ritenuti la patria degli skyscrapers, in quanto è proprio lì che è nata questa tipologia costruttiva.

In omaggio a questa motivazone, abbiamo scelto di calare il nostro progetto nella città di New York. Più precisamente la scelta è ricaduta sulla Roosevelt Island, ritenuto da noi un luogo "chiave" che potenzialmente potrebbe connettere due parti della città di New York tradizionelmante e culturalmente molto diverse: Manhattan e il Queens.

La particolare forma allungata dell’isola, come quella di una nave, con le estremità "affusolate" a poppa e a prua, ci ha ispirate e indirizzate a scegliere la punta sud come sito ideale per l’ubicazione del grattacielo. Posizione dominante e privilegiata perchè gode della vista su Manhattan, Queens e Brooklyn.

La pianta dell’edificio, o meglio del compleso di edifici progettati, è triangolare: si tratta di un perfetto triangolo equilatero, con una delle punte rivolta verso sud enfatizza ancora di più questo aspetto. La nuova maga struttura, immaginata rivestita di vetro a specchio, che sembra quasi sorgere dall’acqua, riflette sui vetri il panorama cha la circonda, e la società che la vive.

Il mondo naturale ha ispirato tutto il percorso progettuale. L’osservazione delle forme naturali, specialmente la loro struttura e il meccanismo di accrescimento, ci ha portate a studiare i frattali, considerati il minimo comune multiplo degli esseri viventi.

CONCEPT

Il concept consiste nella sperimentazione dell’applicazione della geometria frattale e delle sue caratteristiche nel campo architettonico, per lo sviluppo del progetto del grattacielo. Questo processo è evidente soprattutto osservando l’evoluzione dell’edificio in pianta.
La dimensione frattale, il caos e la caratteristica di auto-somiglianza, sono tutti elementi che si possono riscontrare nel progetto, perchè intrinsechi in esso.


Composizione volumetrica

Il risultato della composizione volumetrica è avvenuta attraverso l’estrusione dei triangoli posti all’estremità del generatore e dell’esagono centrale.
Quest’operazione è avvenuta seguendo un criterio modulare: la lunghezza di ogni lato del triangolo è di 45metri, e l’altezza dell’interpiano è di 5metri.
Il modulo è quindi un parallelepipedo a base triangolare (triangolo equilatero con lato pari a 45m)e altezza pari a 45m, in tal modo il modulo presenta nel prospetto una faccia quadrata di 45x45metri. Ciascun modulo comprende 9 piani.
Le torri hanno altezze diverse: la più piccola è formata da 5moduli, la media da 6 e la grande da 7. In tal modo, il complesso di grattacieli appare meno tozzo.
Al fine di rendere più affusolata ciascuna torre, e quindi l’intero complesso, ogni grattacielo è stato "sfilato" lungo i prospetti, e l’ultimo modulo di ciascuna torre è stato tagliato a 45°.

Iter della composizione volumetrica. Da sinistra verso destra:
1) estrusione dei triangoli
2) estrusione dell’esagono centrale
3) estrusione frattale
4) divisione in moduli 45x45x45 m
5) taglio a 45° dell’ultimo moduo
6) Sfilamento del prospetto delle torri


I triangoli che compongono ciascuna torre, sono connessi da collegamenti orizzontali e verticali, ciò avviene ad ogni passaggio di scala.
La connessione verticale avviene per mezzo dell’elemento esagonale che si trova in ciascuna torre e che ingloba il così detto "cuore" del grattacielo, ovvero le scale e gli ascensori.
Le connessioni orizzontali connettono le torri tra loro, ma a differenti altezze. I link orizzontali sono tre e collegano le torri a due a due, girando in senso antiorario.


I volumi gialli rappresentano i link orizzontali che collegano le torri a due a due



Bioclimatica & Bioarchitettura

E’ noto che la costruzione di un grattacielo e la sua manutenzione richiedono negli anni un immenso consumo energetico. Tale consumo può essere ridotto attraverso una progettazione che tenga conto dell’aspetto bioclimatico.
L’architettura bioclimatica, che non deve essere confusa con la bioarchitettura, si basa su un modello abitativo che soddisfa i requisiti di comfort con il controllo passivo del microclima, inteso come una strategia che, minimizzando l’uso di impianti meccanici, massimizza l’efficienza degli scambi tra edificio e ambiente.
La regolazione delle condizioni microclimatiche interne si ottiene controllando attentamente le caratteristiche geometriche, localizzative e tecnologiche della costruzione edilizia.
Il concetto di bioclimatica è legato profondamente alla consapevolezza che il progresso tecnologico possa trovare un limite nella capacità di sopportazione dell’ambiente e nell’esauribilità delle risorse naturali. I principali fenomeni che influiscono negativamente sullo stato dell’ambiente nascono dall’esigenza di disporre di grandi quantità di energia non rinnovabile.
In questo senso, un ruolo fondamentale è svolto appunto dalla progettazione architettonica bioclimatica, e in particolare dall’efficienza energetica dell’ambiente costruito, poiché una grande quantità delle emissioni dei gas inquinanti proviene proprio dagli impianti di climatizzazione e di riscaldamento.
Partendo dai presupposti sopra citati, e dalla definizione di architettura bioclimatica, intesa come quel complesso di soluzioni progettuali che consente di garantire, all’interno di un edificio, il mantenimento di condizioni di benessere utilizzando, il meno possibile, impianti che richiedono consumi energetici da fonti esauribili (quindi non rinnovabili), nella prima fase progettuale l’aspetto bioclimatico è entrato a far parte del progetto architettonico.
Ciò è avvenuto durante il processo compositivo, ovvero mettendo in relazione la forma delle singole torri e dell’intero complesso, con le possibili energie rinnovabili presenti nel contesto, in modo da massimizzare lo sfruttamento di queste ultime.
In altri termini, si è cercato di progettare un edificio in grado di stabilire un rapporto particolarmente stretto ed interdipendente con l’ambiente esterno ad esso, in modo da disperdere quantità minime di calore quando è molto freddo, captare energia solare durante le ore diurne (soprattutto nei mesi invernali), immagazzinarla ed usarla quando serve, respingere le radiazioni solari nei periodi più caldi, nei quali, invece, dovrebbe cedere calore verso l’esterno in maniera cospicua.
Il comportamento bioclimatico è stato indotto, cioè creato, nell’edificio attraverso una serie di accorgimenti progettuali e l’impiego di opportune configurazioni planimetriche e formali.
Durante la fase progettuale, i fattori che sono stati presi per primi in considerazione, poiché influenzano gli scambi di calore sono stati: la localizzazione, la forma e l’orientamento delle torri.
Nelle facciate le torri presentano serre che sono state inserite seguendo un preciso criterio logico. Esse sono alte 15m, ovvero comprendono tre piani alti 5m ciascuno, e ruotano in senso antiorario su ogni lato di ciascuna torre.


Schema distributivo delle serre integrate nelle torri
Le serre, o più comunemente conosciute come giardini d’inverno (winter garden), consentono di riscaldare o rinfrescare gli spazi abitativi per mezzo di griglie elettriche e finestre domotiche. In inverno l’aria calda che si accumula al suo interno viene immessa nelle stanze, mentre in estate avviene esattamente il contrario.
Oltre all’aspetto bioclimatico, si è fatto anche cenno a quello bioarchitettonico, pensando di prevedere la localizzazione di dispositivi fotovoltaici sulla sommità delle torri, ovvero dove sono stati fatti i tagli a 45°.